LEZIONI COME SPAZI APERTI







La linea rossa è la linea d'appoggio
Quattro lezioni di Franz Prati
A cura di Valter Scelsi
Sagep editori 2015





In un mondo in cui le immagini sono diventate un linguaggio comune, pensare di invitare un architetto a tenere una serie di lezioni di architettura, il cui unico supporto visivo sia delegato al disegno che segue o preceda le parole, per poi raccogliere queste lezioni in un libro, è una bella sfida.
Anche se l'architetto invitato a tenere le lezioni è Franz Prati che ha fatto della scrittura per segni uno dei suoi strumenti di ricerca preferiti.
Quella di Valter Scelsi, che ha ideato e curato il volume, è una sfida molto interessante, perché cerca di trasformare un genere letterario orale, in qualcosa di diverso, cercando di restituire attraverso la scrittura l'immediatezza della lezione, trasformandola in racconto, ma non solo.
Ora questo genere non è affatto obsoleto, una volta ad uno dei miei studenti che disegnava ascoltando qualcosa in cuffia, ho chiesto che musica stesse ascoltando, e lui mettendo in pausa il suo lettore, mi ha risposto, la conferenza che ieri sera l'architetto tal dei tali ha dato all'Architectural Association, ora la cosa mi sembra normale, ma essendo in quel momento a Londra ad una breve distanza dal luogo della conferenza ho chiesto al mio studente perché non era andato ad ascoltare la lezione in diretta, lui semplicemente mi ha risposto è la stessa cosa. 





Io sono convinto che non può essere la stessa, qualche differenza tra la riproduzione e la sua esecuzione ripetuta nel tempo ne indebolisce i contenuti, a meno che la scrittura reinventi la lezione stessa.
Questo libro  dimostra che le lezioni di architettura sono un genere tutto da esplorare è che proprio perché funzionano a livelli diversi e per utenti diversi, lo studente, l'architetto ma specialmente per chi le tiene queste lezioni, quello che in quel momento è il maestro che cerca di comunicare messaggi stratificati e complessi e che ogni uditore riceve e assimila in modo completamente diverso,
La lezione è il racconto di un racconto scrive Valter Scelsi nell'introduzione come in ogni messa in scena, non si esaurisce nella parola, proposta è raccolta, prodotta ed interpretata. Elementi di un linguaggio non-verbale, immagini, segni compongono il testo. Cosa accade, ci chiediamo, se la lettura e la traduzione di questo testo non sono più attività esclusive del pubblico destinatario, ma diventano strumenti operativi dell'attore?

Ecco allora diventa fondamentale capire come tutti questi strumenti agiscono dopo, una volta sedimentati nel tempo sul lettore invece che sull'ascoltatore, quale aura deposita il tempo e la distanza su queste parole con disegni a margine. 




Questa riscrittura della memoria, le quattro lezioni appunto, non hanno un titolo ma sono state fatte a studenti del primo anno e seguono un ordine cronologico e tematico dalla città (Venezia e Roma) ai progetti personali, la luce come materia, fino all'ultima sull'architettura che deve agire sull'immaginario. Ma poi è il racconto ad essere importante.
Confesso che conosco solo alcuni dei progetti di Franz Prati, quindi avvicinandomi alla lettura di queste lezioni mi ero un po' spaventato, sarei riuscito a comprenderle senza immagini e solo con l'ausilio delle belle fotografie dei disegni che completano il libro? 





La risposta l'ho trovata subito appena completata la lettura della prima lezione, si, non solo è stato facile ma il racconto di Prati riesce a trasformare il particolare in universale, riesce a descrivere con semplicità i grandi temi dell'architettura, attraverso non una semplificazione dei concetti ma una naturalizzazione del pensiero. Che definisce una corrispondenza diretta tra luoghi e progetto tra città e possibilità infinite nascoste in queste città.
Ma ora andiamo con ordine. 




Lezione prima

Si comincia con la città, Venezia, per raccontarla due progetti modello, entrambi non realizzati ma che rappresentano in un certo senso la storia dell'architettura, Louis Kahn e Le Corbusier, i progetti descrivono la città.
Nelle lezioni sono le divagazioni che costruiscono la linea di sviluppo attraverso la quale far vedere delle cose, insegnare a guardare.
Ecco che gli sguardi si confondono e con semplicità emerge da ciò che non è stato costruito l'idea di città e dei legami che esistono tra questa e la struttura urbana.
Emergono altri progetti che solo in teoria raccontano lo spazio e le sue possibilità, Peter Eisenman e Steven Holl sottolineano cosa voglia dire mettersi in relazione con un contesto particolare, cercando di non produrre mimetismi e superando alcuni preconcetti. Durante la lettura vi capiterà spesso di correre a leggere i segni dei disegni che si sovrappongono e segnano la linea tra scritture diverse, cercherete di trovarci le parole che avete appena letto.
Stratificazione e Memoria sono due parole che torneranno spesso nelle lezioni. Una lezione infatti è un percorso nella memoria, uno sguardo soggettivo che cerca di fare chiarezza, e costruisce nel tempo la memoria di chi ascolta.
Da Venezia a Roma attraverso parole che sembrano banali ma sono strumentali a costruire uno spazio di comprensione, altre architetture altri luoghi, cominciano a mescolarsi con l'autobiografia, con i progetti fatti e i pensieri condivisi con altri architetti.
Questa è la chiave di lettura più interessante, non costruire lezioni di storia, ma istruzioni sul fare architettura. 




Lezione seconda

L'autobiografia è il centro di questa seconda lezione, dopo le riflessioni più generali della prima, il racconto passa attraverso progetti più personali a Roma, Venezia e Genova.
Non è un caso che tra i tanti progetti quelli raccolti nella lezione siano quelli che raccontano città importanti per l'autore.
Solo queste città costruiscono consapevolmente il progetto autobiografico.





Lezione terza

Luce, materia e paesaggio, ora il confronto con la città resta come sfondo assume importanza il corpo stesso dell'architettura, Prati ci porta lontano, tocca ancora con leggerezza i luoghi le sue città, ma il progetto qui diventa un luogo astratto tutto racchiuso nella mente dell'architetto che da forma si confronta e costruisce realmente i luoghi, e attraverso il progetto parla di se ancora e poi ancora della sua memoria. Lo sguardo è stretto, a cercare sensazioni.
Leggendo questa lezione si torna spesso indietro, alle lezioni precedenti necessarie per comprenderne fino in fondo i significati più nascosti. 






Lezione quarta


L'architettura che ognuno ha in qualche modo evocato si deve mettere in scena: deve avere tutte le proprie particolarità, legata al principio insediativo e al tema attraverso il quale è arrivata guadagnare questo inedito palcoscenico.
A volte l'elemento della messa in scena dell'architettura di per sé elemento caratterizzante del progetto fin dalla sua fase più autoriale.
Nella quarta e ultima lezione diventa necessario tradurre in progetto tutte la parole usate fino adesso, occorre scegliere un progetto e finalmente insegnare a disegnarne alcuni elementi.
Per farlo Prati ridisegna con noi alcuni dettagli dell'Oratorio dei Filippini. Ha bisogno della storia per sottolineare come l'architettura sia anche una scena e non solo un corpo, come solo alcune parti di un progetto siano importanti per disegnare  città.
Il cerchio si chiude   sul disegno delle facciate, e sul tema infinito di come intervenire nella città storica, qui ancora storia e autobiografia si mescolano, e si sfocano nei tratti decisi dei disegni che solo, alla fine di questo libro riuniscono in una linea rossa appunto frammenti di memoria.

Le lezioni sono così una scrittura sospesa, un forma orale di interpretazione dei luoghi e degli spazi. Quando diventano una forma altra, vengono raccolte in un libro allora acquistano un nuovo significato perché perdono la loro aura di leggerezza. Diventano una dichiarazione assumono un significato altro. 
Le lezione come sottolinea Valter Scelsi nell'introduzione sono prima di tutto un monologo interiore ogni architetto custodisce le proprie voci di dentro, sarebbe bello per un momento ascoltarle tutte insieme, pensate che bello.