LANDSCAPE OF ABADON

GENDA MAGAZINE.
Landscape of abandon
N.0 edition 700 copies
edited by Amedeo Martegani, Silvia Ponzoni.
edizioni, Milano, 2015

 

Nascono ogni anno molte rivistema sono poche quelle che cercano di dare un senso alla propria linea di ricerca, Genda è una di queste. Lo fa grazie ad una casa editrice indipendente A&Mbookstore, che si occupa di arte, libri in tiratura limitata. Dietro c'è un editore interessato sopratutto alla ricerca e alla chiara volontà di mantenere ogni forma di pensiero indipendente dal mercato

Amedeo Martegani e Silvia Ponzoni gli ideatori di questodispositivo cartaceo incrociano i punti di vista di due redazioni localizzate ad anni luce di distanza, la prima in Italia e la seconda in Cina. In ogni numero verrà  analizzato un tema differente utilizzando la grammatica delle incomprensioni, della complicità  e dei paradossi, dimostrando quanto la cultura occidentale e quella orientale siano, a volte, vicine, distanti, parzialmente sovrapponibili oppure estremamente dicotomiche. La rivista è concepita come un dialogo tra culture diverse, est ed ovest si confrontano sugli stessi temi, attraverso testi brevi ed immagini. Un viaggio in parallelo che crea due percorsi di analisi del reale. Il dialogo a distanza è solo lo strumento attraverso il quale culturediverse, attraverso i loro autori danno forma ad un montaggio ed una stratificazione di immagini e parole. Il termine stesso che gli dà il titolo Genda è una parola inventata, la storpiaturaoccidentale di Zhenda, parola di uso molto comune in Cina che significa -Davvero? – è anche il nome del fiore preferito dalla cultura induista per celebrare i suoi riti e le sue feste.

Quindi l'errore di pronuncia, la modificazione di una parola è di per se un primo luogo di confronto, tra due culture che guardano al mondo in modi diversi ma non dissimili. Genda, secondo le parole dei suoi autori, cerca le condizioni migliori per l’attivazione di nuove domande”

Il numero zero è dedicato al paesaggio dell'abbandono; alla visione di quello che resta quando finisce una strada, si interrompe un percorso o un’azione e ci si ritrova in una condizione di empasse, voluta, cercata, costruita, a volte pianificata in serie. La rivista è di per se un contenitore di materiali compressi, spesso distanti ma spessopericolosamente simili. Genda trasforma le possibili similitudini in un luogo del confronto dove l'ambiguità si fa strumento di ricerca attento ai cambiamenti della realtà. I temi che di volta in volta si alterneranno nel provocare questi dialoghi sono solo una struttura capace di creare un luogo immaginario che prende forma lentamente quasi in silenzio, attraverso le contraddizioni radicante nel nostro pensiero. La rivista ha la forma di un libro, stampata su carta Favini una grafica raffinata ed essenziale, dove anche il passaggio da una lingua all'altra diventa un motivo grafico che ne rafforza il contenuto. Una struttura simmetrica separa i due mondi, le sequenze definiscono il confronto. Scontri e incontri sono il risultato della distanza solo apparente di mondi in avvicinamento. Gendaè un oggetto prezioso perché  non è mono disciplinare, la fotografia e la scrittura sono strumenti e non forme espressive codificate dal mondo dell'arte, constata l’esistenza e la presenza di cose e accadimenti nel mondo, ha a che fare con l’esperienza. L'esperienza lo sappiamo bene può diventare un sistema critico-narrativo.