UN MANUALE DI REALISMO UTOPICO
Il libretto rosa di ma0
teoria e pratica del realismo utopico
Alberto Iacovoni - Domenica Fiorini
Libria 2016
Un diario di bordo, un discorso sul metodo di lavoro dalla concezione alla rappresentazione del progetto. Un libro ibrido tra monografia e saggiocapace di raccontare una poetica. Alberto Iacovoni cerca di descrivere molti anni di ricerca attraverso scritture diverse, lo fa descrivendo non il progetto ma ciò che lo genera prima, il pensiero, e dopo il procedere lento della sua formalizzazione. In questo passaggio i disegni e le immagini di riferimento si trasformano lentamente in architettura. Un descrizione minuziosa di come lavora lo studio un manuale vero e proprio di pratica professionale e non solo. In cui Alberto Iacovoni accompagnato da Domenica Fiorini che collabora con lui da molti anni riflette sulla condizione del progetto, sulla pratica del concorso, sull'esperienza di insegnamento. Il libro scorre veloce tra disegni e segni, e solo alla fine ci accorgiamo di come lo spazio dell'architettura è prima di tutto una condizione mentale, e per comprenderlo sideve prima di tutto saperlo raccontare.
In questo breve post ho raccolto immagini, disegni ma specialmente il testo che introduce il libro.
Dall'Introduzione di Alberto Iacovoni
Walk on road,
Walk right side, safe.
Walk left side, safe.
Walk middle, sooner or later get squish, just like grape.
Master Miyagi, Karate Kid
Questo è un manuale.
Sin dall’inizio pensato in due parti, una primacon una serie di brevi pensieri che scandiscono le fasi del processo progettuale e una seconda con delle istruzioni concrete su come organizzare parallelamente il lavoro, nel suo farsi il libro è cambiato: scritto in un luogo distante dal turbinio della pratica, nello splendido isolamento accademico di una università americana nel Qatar, è diventato infine la somma di due parti forse più autonome del previsto, più personale, astratta e proiettata verso il futuro la prima, più concreta e plurale la seconda, la sedimentazione di quindici anni di pratica.
Le due parti condividono un modo di lavorare e di vedere il mondo che chiamiamo con un ossimoro apparente realismo utopico: una attitudine che non contempla certezze, ma rimette continuamente in discussione tutto, senza pregiudizi, e pretende di ricostruire dalle fondamenta ogni volta le ragioni del progetto, di mettere in discussione la validità di principi generali immergendoli nella complessità dei contesti specifici. Un modo di fare architettura che, come ripetiamo ossessivamente con le parole di Robert Smithson, non vede le cose come oggetti isolati, ma in un sistema di relazioni – ecosistemiche, sociali, spaziali – che producono le cose stesse ene sono profondamente e spesso imprevedibilmente modificate. Teoria e pratica del realismo utopico è la guida per chi deve ogni volta riprendere il cammino dall’inizio e riscoprire la verità dell’architettura senza pregiudizi, muovendosi incessantemente da un fronte all’altro, dalle vette dell’utopia alla banalità del quotidiano, collocandosi nel mezzo, nella tensione irriducibile tra questi opposti, anche se si rischia di essere schiacciati come un grappolo d’uva.
This is a handbook.
Designed from the beginning to include two sections, one a collection of brief meditations about the phases of the design process and the other including practical instructions about how to organize work at the same time, the book has changed during its development. Written in the magniicent academic isolation of an American university in Qatar, therefore far away from the whirlwind of daily practice, the book has inally become the sum of two sections perhaps more independent than it was anticipated – one more personal, abstract and projected towards the future, the other more practical and plural, the expression of ifteen years of practice.
The two sections relect the same way of working and looking at the world that we deine, with a seeming oxymoron, utopian realism – an attitude that, rather than relying certainties, constantly strives to question everything in order to justify the reasons of design every time from scratch as well as the validity of general principles by confronting them with the complexity of speciic contexts.
As we obsessively repeat by borrowing Robert Smithson’s words, this way of building architecture does not view things as isolated objects but rather as a system of – eco-systemic, social, spatial – relations that produce them and dialectically interact with and are deeply changed by them.
Theory and Practice of Utopian Realism is a guide you may use whenever you have to start your path from the beginning to rediscover the truth of architecture from an unbiased point of view by constantly exploring very different places, and moving from one stand to the other, from the peaks of utopia to the platitude of daily life, and inally standing in the middle, in the relentless tension between the two opposites even though you may end up crushed like a bunch of grapes.