LA NASCITA DEL MUSEO

Philip C. Johnson
E il museo d'arte Americano
Michele Costanzo

Postmedia 2015

In questo libro si intrecciano tre narrazioni, biografia di uno degli autori più incredibili del novecento, storia del Museo contemporaneo, ma anche storia dell'architettura americana.
Una narrazione perfetta quella di Michele Costanzo che ci trasporta in un mondo in piena trasformazione dove l'idea di abitare si fonde con quella di collezionare, dove l'ascesa di una borghesia ricca si fonde con la nascita di una tipologia, quella del museo appunto, fino a quel momento relegata all'idea di luogo pubblicogrande contenitore urbano di storia dell'arte.
Johnson inventa il museo come istituzione privata, non solo da un punto di vista teorico, è uno dei fondatori del MOMA (Museum of Modern Art) ma anche tipologico, immaginandolo come spazio privato aperto al pubblico, prima una casa per stesso, collezionista d'arte, e poi per clienti privati. Lo spazio domestico quindi come spazio per l'arte, luogo nel quale vivere ed esporre la propria visione dell'arte.
La sua Glass House cresce negli anni seguendo di pari passo la storia dell'architettura, anticipando alcune tendenze, per addizioni successive, diventando nel tempo un vero e proprio testo autobiografico dove vita e linguaggi architettonici si confrontano tra lorodiventandosegni su cui Johnson scrive la storia dell'architettura Americana.

Questo libro si legge come un romanzo, perché inquadra la vita dell'architetto nel suo contesto  storico economico e politico, intrecciandosi con la storia dell'architettura Europea, di cui Johnson diventa portavoce in America. Attraverso i suoi continui viaggi Infatti l'architetto americano crea un suo immaginario riportando indietro mode e tendenze, trasfigura un' idea di architettura adattandola alla cultura Americana. 

Il museo stesso diventa nelle sue mani un oggetto nuovo in continua evoluzione, un edificio di dimensioni contenute, impostato su un vuoto centrale che aiuta ad orientarsi eaccoglie al suo interno il visitatore, il vuoto centrale è sempre circondato da percorsi e affacci che consentono al visitatore di guardare in una vista di insieme opere diverse tra loro, una concezione dinamica dello spazio architettonico raggiunta non attraverso soluzioni formali complesse ma attraverso una perfetta corrispondenza tra movimento e forma.
Il libro descrive la nascita del museo contemporaneo appunto, ma anche una riflessione attenta sul rapporto tra Philip Johnson e il suo grande maestro Mies van der Rohe.
Collaborazioni influenze linguistiche trovano nel racconto non tanto un' interpretazione nuova quanto un unico corpo narrativo capace di rendere vivo il personaggio, farcelo amare ed odiare allo stesso tempo.
Sono convinto che Philip Johnson non sia stato un progettista straordinario ma è impossibile negare quanto l'architettura Americana gli sia debitrice.
La sua lunga vita è la storia dell'architettura del mondo nuovo, fatta non solo attraverso gli edifici ma specialmente attraverso libri e mostre.

Il libro
International Style
(1932) e le mostre al
MOMA Modern Architecture
- International Exibition (1932)
Decostructivism Architecture

(1988) sono solo le più importanti la sua influenza infatti è stata totale su più di una generazione di Architetti Americani e non solo.
Il testoacompagnato da un ricco apparato iconografico, è forse il migliore strumento per avvicinarsi all'architettura del maestro Americano
Nessun altro personaggio come Johnson sarà mai capace di mettere in connesione tra di loro tanti e così diversi ruoli appartenenti all'ambito dell'architettura§: progettista, critico e teorico, curatore, docente universitario, collezionista e promotore dell'arte moderna e contemporanea scrive Michele Costanzo nell'introduzione al volume, ed ha ragione.

Leggere questo libro mi ha fatto pensare a quanto sia comunque importante allargare in nostri orizzonti, provare anche solo per poco tempo ad immaginare come il lavoro dell'architetto non si esaurisce nel momento in cui pensiamo un edificio, ma di come sia necessario cercare di far coincidere questo pensiero con la nostra vita.