LA REALTA' DELL'IMMAGINE

 

La realtà dell'immagine
Disegni di Architettura del ventesimo secolo
VittoriMagnano Lampugnani
Edizioni di Comunità 1982

Purtroppo in Italia è sempre molto difficile stabilire un dialogo tra gli architetti anche su l'unico argomento che dovrebbe metterli tutti d'accordo, il disegno. L'unica certezza di questo mestiereè che un architetto, per dare forma ai suoi progetti deve disegnare, in un modo o nell'altro prima, dopo e durante la costruzione di un'idea di spazio lodeve rappresentare in qualche modo. Le forme del disegno sono infinite: annotazioni sui quaderni, schizzi, prospettive assonometrie, disegnare a mano o con l'ausilio di uno strumento digitale è indifferente, dettagli, piante, sezioni, montaggi e per una necessità autobiografica inserisco come forma di rappresentazione antecedente al progetto anche il collage. Insomma io non ho mai diviso gli architetti in schieramenti diversi, disegnatori e professionisti della costruzione. Alcuni degli architetti più prolifici della storia dell'architettura Le Corbusier e Oscar Niemeyer disegnavano e costrivano molto, l'architetto svizzero, oltre a disegnare, consiglio il bel libro  

di Fabrizio Foti Il "laboratorio segreto"

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dell'architettura, dipingeva quotidianamente. Ogni progetto dell'architetto brasiliano nasceva da una sequenza di schizzi che prendevano forma dalle mani sapienti dei suoi collaboratori, che ancora disegnando, li trasformavano in Architettura. 

Oggi per tutti quelli che si oppongono a questa forma di pensiero, disegnare significa guardare al passato in forma nostalgica, un' opposizione ottusa al progettare, portata avanti da chi forse non ha mai progettato.

Prima di cominciare vi segnalo un altro libro sul tema che dovete assolutamente leggere, quello di Emanuele Garbin In bianco e nero Sulla materia oscura del disegno e dell’architettura, e l'ultimo numero della rivista digitale

Viceversa
curato Valerio Paolo Mosco e Carmelo Baglivo. 

Viceversa n.3

è un numero monografico prima di tutto sul progettare, naturalmente nelle poche pagine di una rivista si comincia un discorso e non lo si esaurisce, ma è importante iniziare. Specialmente se questo inizio è un continuare il discorso aperto da altri. Il Numero si presenta come un catalogo di frammenti accompagnati da testi brevi che trasformano le figure in oggetti autonomi, slegati dal progetto nel contesto in cui sono presentati,  ma che invece contengono riferimenti chiari all'architettura dei loro autori.

Il pregio del numero è nel tentativo di mettere a sistema disegni di autori molto diversitra di loro con altrettanti architetti che li commentano, spesso da queste diversità nascono spunti di approfondimento interessanti che spero arrivino presto. Mancaforse un vero e proprio approccio critico-teorico,  che potrebbe portare alla trasformazione di questo numero in un libro come quello che ho ritrovato sugli scaffali della mia libreria.

Un libro pubblicato nel 1982 curato da Vittorio Magnano Lampugnani dal titolo emblematico

La realtà dell'immagine.

Il libro comincia con un breve paragrafo che descrive alla perfezione il significato di disegno prima di procedere ad una catalogazione accurata dei progetti e degli architetti presentati, una stratificazione temporale di idee e forme perfette.

L'architettura può venire mediata nella sua evoluzione storica in più modi. Con parole, descrivendo in testi scritti. Con fotografie, presentando gli edifici che fanno storia oppure con disegni di architetti. La decisione in favore dei disegni consente anzitutto di prescindere dalla distinzione tra attuato e non attuato. La realizzazione, in genere direttamente dipendente dalla situazione economica contingente, cessa di essere così condizione sine qua non per l'architettura.  I disegni, conservando infatti i pensieri architettonici, danno la possibilità di salvare molto di quello che altrimenti si perderebbe nel consumismo architettonico. Non di rado d'altronde l'architettura nel cassettoè artisticamente e storicamente altrettanto istradatrice di quella costruita. Ve ne sono numerosi esempi nella storia dal Cenotafio per Newton di Etienne Louis Boullèe e dalle prime proposte di grattacieli vetrati di Ludwig Mies van der Rohefino al monumento continuo del Superstudio. In progetti che, aldilà dei nuovi dai vincoli realizzativi siano stati audacemente disegnati nell'utopia, l'idea porta i suoi frutti più rigogliosi. La creatività vi si manifesta nella sua forma più pura. E le visioni, non svilite dei compromessi, si dispiegano più libere: sono proprio questi progetti utopisti, apparentemente distaccati dalla realtà, quelli che con i loro impulsi maggiormente contribuiscono a trasformarla. Si aggiunga che nei disegni di architettura resta spesso chiara e leggibile la genesi del progetto. La prima idea lascia le proprie tracce impresse sulla carta, le elaborazioni successive rimangono non di rado visibili come stratificazioni sovrapposte. Il processo creativo si decifra come nelle formazioni geologiche. Infine i disegni architettonici possono senz'altro esprimere di più che non l'architettura Costruita...

I disegni di architettura di vengono perciò altrettanto precise quanto convincenti professioni di fede e culturale che acquistando un loro proprio valore artistico, possono a buon diritto propulsi come opere autonome.          

Sfogliare questo libro significa scoprire non solo segni e figure ma anche gli edifici che questi segni hanno prodotto e ispirato, significa ritrovare ancora oggi fonti ispiratrici e idee da rielaborare e attualizzare, seguendo non strategie formali di riuso o citazione acritica,  ma modi di considerare la storia così come la intendeva Benjamin un modello dialettico che sfugge al più banale modello di passato storicista.

La storianon è una cosa fissa e neppure un processo continuo, ma un percorso nella memoria pieno di biforcazioni passaggi e ritorni, che come sostiene Georges Didi Huberman non consiste nel partire dai fatti passati in se stessi, che sono un illusione teorica, ma dal movimento che li richiama e li costruisce nel sapere presente dello storico.  Un riaffiorare del tempo un' idea che esiste la storia solo a partire dall'attualità del presente.
Lo sguardo sul riaffiorare della storia come spazio dialettico è chiamato da Benjamin un'immagine (non è un caso che il titolo di questo libro utilizza la parola immagine e non disegno) Nelle immagini l'essere si disgrega, scrive Huberman, esplode, e in ciò mostra, per un solo istante, di che cosa è fatto. L'immagine non è l'imitazione delle cose, ma l'intervallo reso visibile, la linea di frattura delle cose.

Ecco dunque che tutti questi disegni hanno un doppio significato o meglio un significato dialettico, agiscono sulla realtà del loro tempo e sul presente in modi diversi, al loro interno entrano in collisione storia anterioreestoria ulteriore Potenza di Collisione, in cui cose, tempi, sono messi in contatto, urtati dice Benjamin, e disgregati nel contatto stesso, un disegno produce effetti diversi basta avere la capacità di leggerlo.

Le immagini prodotte attraverso i disegni contribuiscono a sviluppare l'immaginazione che è ben altro che una semplice fantasia soggettiva.

l'immaginazione è una facoltà...che percepisce i rapporti intimi e segreti delle cose, le corrispondenze e le analogie.

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Nel libro di Lampugnani così come nel numero di Viceversa trovano spazio cose diversissime tra loro che racchiudono al loro interno una stratificazione di letture possibili.

Infatti un qualsiasi segno su carta non si limita a descrivere un oggetto maè una forma di interpretazione dialettica che instaura con la storia un rapporto non ansioso. 

Quel nuovo arricchimento della sintassi architettonica capace di attingere a cataloghi diversi

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che Costantino Dardi descriveva cosiAttingendo a sistemi diversi da quello della storia dell'architettura, recuperando il dialogo con il sistema delle configurazioni naturali, delle forme organiche segnate da crescita biologica, utilizzando l'immaginazione connessa con il mondo della tecnologia, dei processi di produzione industriale con il modello della macchina. Giustapponendo relazionando questi tre sistemi in molte strade si potranno riaprire la ricerca recuperando quell'intima unità tra interno e che nel mondo occidentale è stata inequivocabilmente posta da Piero della Francesca: ad Arezzo o ad Urbino, della flagellazione di Cristo o nell'incontro di Salomone con la regina di Saba, il cubo prospettico del pieno e del vuoto, dell'interno e dell'esterno, dell'urbano e del territoriale vivono entro un rapporto geometrico e matematico assoluto e si relazionano attraverso un elemento verticale che li incerniera: quella cerniera può essere costruita da una figura umana, da un albero o da una colonna. Questo rapporto è noto. Come la ricerca architettonica saprà da qui muovere, questo è il dato sconosciuto.                 

Ecco che ogni riferimento alla cultura post moderna intesa non come lingua ma come attitudine, si lega direttamene al singolo progettista capace di interpretare, guardare e ridisegnare uno spazio. Disegnare quindi come strumento utile a far evolvere la storia non usandola come frammento ma come memoria da reinventare di continuo, non una scrittura acritica ma una riscrittura di spazi e forme. 

[1]

Fabrizio Foti Il "laboratorio segreto" dell'architettura. L’intimo legame fra arti plastiche e progetto di architettura in Le Corbusier. Lettera ventidue 2008

[2]

Emanuele GarbinIn bianco e nero Sulla materia oscura del disegno e dell’architettura, Quodlibet 2014

[3]

Georges Didi Huberman Storia dell'arte e anacronismo delle immagini - Bollati Borlinghieri 2007

[4]

Benjamin (Das Passagen Werk) Ipassages di parigi Einaudi 2010 vol. 1

[5]

Baudelaire

[6]

Anche Ettore Sottsass molto diverso da Costantino Dardi scriveva qualcosa di simile

 

Nel disegnare architetture sarebbe bello avere anche altre origini, altre informazioni: sarebbe bello avere altri cataloghi.