Joseph Alberts in Messico
Josef Albers in Messico
Lauren Hinkson
Guggenheim
Josef Albers in Messico è un libro che intende far luce sul rapporto tra l’arte astratta e le forme dei monumenti precolombiani che l’artista ebbe modo di studiare nel corso dei suoi numerosi viaggi in Messico.
Come Albers scrisse in una lettera al suo amico Kandinsky il Messico è la terra promessa dell’arte astratta.
Contestualmente ad una selezione dei primi dipinti troviamo tele iconiche appartenenti alle note serie "Variante/Adobe" e "Omaggio al quadrato", messe in diretta relazione con opere su carta e una ricca selezione di foto-collage, fotografie montate in sequenza, realizzate da Albers durante le sue tante visite presso i siti archeologici messicani, cominciate a partire dai primi anni ’30.
L’uso della fotografia, come strumento di lettura, permette di comprendere come il viaggio sia stato una componente fondamentale nel percorso di crescita artistica di Albers.
Al contrario di Laslo Moholy Nagy, con cui insegnava al Bauhaus, Albers non crede nelle possibilità espressive della fotografia quanto nel valore documentale della stessa. La fotografia è uno strumento che rafforza il percorso creativo dell’artista.
Albers crede infatti che fotografare sia una fonte inesauribile di informazioni artistiche. Le serie e le variazioni riflettono il desiderio di mantenere un’idea flessibile di come passato e presente possano intersecarsi.
Nel libro alcune immagini si trasfigurano in lavori grafici, questi lavori riverberano le potenzialità dell’arte precolombiana.
Attraverso il lavoro di Albers il Messico ci appare come un luogo magico dove la cultura millenaria custodita a Monte Alban, Mitla, Teotihucan, Uxmal ci regala ancora oggi frammenti di modernità inattesa.