ART ON DISPLAY
Art on Display. Formas de expor 1949-69
Penelope Curtis, Dirk van den Heuvel
Calouste Gulbenkian Museum, Lisbona 2019
Pubblicato in precedenza su PLATFORM
In occasione del cinquantesimo aniversario del Calouste Gulbenkian Museum una mostra celebra l’arte dell’esporre. Lo fa attraverso un’idea curatoriale molto forte e ben descritta nel libro che l’accompagna.
I curatori hanno selezionato cinque progettisti per ciascuno di loro hanno scelto dei casi esemplari, ricostruiti all’interno del museo in scala 1:1. La mostra in questo modo ricrea alcune degli allestimenti più importanti di quelli anni, che possono essere considerati paradigmatici di un modo di mostrare l’arte. Si comincia con Lina Bo Bardi e le sue lastre di vetro fissate a dei blocchi di cemento al Museo d’arte di San Paolo (MASP), le opere sono così sospese nello spazio. Si prosegue con Franco Albini e Franca Helg al Palazzo Bianco a Milano, Carlo Scarpa nelle Gallerie dell’Accademia a Venezia, in questo modo possiamo ad anni di distanza ammirare la loro capacità di far dialogare l’arte con dei dispositivi autonomi, pensati come delle pure macchine per la visione. Dalla grande tradizione italiana arriviamo poi agli allestimenti immersivi, progettati da Aldo van Eyck allo Stedelijk Museum e al padiglione realizzato per la Sonsbeek exibition e agli Smithsons alla Tate Gallery, che ridefiniscono le regole dell’esporre.
La mostra vuole contestualizzare questi allestimenti creando un interferenza con il museo portoghese, cerando il dialogo tra i progetti storicizzati, gli spazi e la collezione del museo. E’ proprio in questo passaggio lento tra la memoria e il contemporaneo che l’idea, molto forte e ben strutturata nel libro, perché raccontata attraverso documenti dell’epoca ma anche attraverso un discorso critico raffinato ed attento, appare invece un pò debole negli spazi del museo. Ogni allestimento infatti proprio per la presenza delle opere d’arte perde il suo valore paradigmatico e assume un ruolo secondario rispetto alle opere in mostra. Gli allestimenti riproposti e riprodotti per l’occasione mancano della freschezza della localizzazione originale, alcuni dettagli sono cambiati e anche se le riproduzioni riescono più dei disegni e delle fotografie a farci capire le intenzioni dei progettisti, si ha la percezione netta che la ricostruzione non è sufficientemente accurata.
L’intento pedagogico è chiaro e il libro è una traccia perfetta per capire il significato della parola esporre, e sono sicuro che nel tempo diventerà un documento importante.