ATLAS OF ANOTHER AMERICA
Keith Krumwiede
Atlas of Another America
An Architectural Fiction
With an afterword by Albert Pope
Atlas: Atlante, nome di un titano del mito, condannato a reggere sulle spalle la volta celeste. Dal personaggio del mito una moltitudine di accezioni: dalla vertebra che sorregge il sacro peso del capo al volume che regge la conoscenza geografica del mondo intero. L'atlante acquista nelle mani degli architetti un valore preciso, è sinonimo di conoscenza visiva, narrazione non lineare costruita attraverso, segni, immagini e parole. Georges Didi Huberman ha scritto che l'Atlante non è solo una collezione di immagini, ma una forma di conoscenza visuale e un infinito archivio che produce significati diversi attraverso un operazione di montaggio di chi lo costruisce. Non delude il lavoro Keith Krumwiede, perchè con grande ironia scrive un saggio visuale, una nuova storia della casa unifamiliare in america. Una geografia del futuro dove il sogno si contrappone al reale fondendo assieme critica di costume, e riflessione socio economica. La casa unifamiliare è diventata uno strumento che consuma il nostro territorio, l'America è solo il luogo in cui il fenomeno coincide con un sogno ben preciso. Che contrappone alla città altri luoghi, in cui è lo spazio privato a costruire un tessuto in cui non esiste alcun tipo di spazio condiviso. Krumwiede, conosce molto bene il fenomeno e ne traccia una serie di mappe che confondono i tempi e i luoghi, in cui il passato coincide, tragicamente aggiungo io, con un idea di futuro. Un percorso, a ben guardare, estremamente simile all’oggetto-Atlante in sé, luogo programmatico di rottura e stravolgimento di qualsiasi immediata linearità tra le immagini. Al di là del suo statuto di oggetto, l’atlante può essere considerato allora come una vera e propria forma cognitiva e quindi narrazione perfetta del mondo che potrebbe essere. Un lavoro sull'interpretazione dei sogni che se organizzati attraverso un percorso critico, possono produrre un modo diverso di scrivere di architettura. Quello che emerge da questo atlante è anche la crisi del sogno, che nel momento in cui viene ripetuta all'infinito, diventa incubo.
La singola casa aggregata in modi sempre diversi ridisegna il territorio, utilizzando la griglia come matrice aggregativa.
La nota ironica è che la ricerca sul futuro viene presentata come fosse architettura storicizzata, e quest'ironia riesce in un certo senso a metterci in guardia di fronte al ciclico ritorno delle correnti del passato. Rileggere la storia infatti, non come operazione postmoderna, ma come forma di interpretazione e lettura della storia stessa in chiave critica.
Nessuno di noi vorrebbe che Freedomland diventi realtà.
Il libro è ricco di elaborati grafici e di una serie di immagini, che giocano in modo elegante con le forme del passato.
Freedomland” is a fictional utopia of communal superhomes constructed from the remains of the suburban metropolis.
Chiude il libro un appendice, con cinque saggi sulle origini di Freedomland. Tra tutti la reinterpretazione di Typical plan di Rem Koolhaas, Supermodel homes che ripercorre la storia del costruttore David Weekley, Notes on Freedomland che raccoglie i desideri degli abitanti, dei costruttori e dei possibili abitanti di queste case. Presenta il libro Albert Pope.