RILETTURE: LAGOS CITTA' APERTA

Teju Cole
Città Aperta
Einaudi 2014
La lotta tra l'arte e il groviglio della realtà non produce alcun senso.

Per noi architetti alcune città vivono esclusivamente sul racconto di altri architetti. Allora le mitizziamo diventano una presenza nei nostri discorsi quando recitiamo la nostra parte. Poi se queste città diventano manifesti di un discorso teorico e a scriverli è gente come Rem Koolhaas prendere una posizione chiara è ancora più difficile.
Ci sembra di conoscerle da sempre, le abbiamo vissute attraverso l'immaginazione altrui, ma quando poi incontriamo i libri di chi questi luoghi li ha vissuti veramente perché ci è nato allora il discorso si fa interessante.

Ogni giorno è per il ladro di Teju Cole è un libro molto bello, costruito come un diario di un ritorno a casa dopo quindici anni di America, trascorsi a costruirsi un futuro.
È un diario di viaggio scritto tra presente e memoria, un romanzo di formazione, seconda parte ideale del primo libro di Cole che raccontava il suo sentirsi straniero negli Stati Uniti, il libro è anche una collezioni di immagini che non fotografano la città ma sottolineano la scrittura con un altra scrittura visiva, frammenti e annotazioni si sovrappongono a piccole storie piene di contrasti che raffigurano una globalizzazione che brucia le vite prima che queste vengano vissute, che sottrae la cultura di un popolo schiacciata dal modello occidentale, unica realtà vissuta anche solo in sogno.

La corruzione è un ostacolo e un limite invalicabile, in una città fatta di limiti.
La memoria si confonde sempre dietro degli ostacoli, che si oppongono alle cose più semplici della quotidianità, ostacoli e diaframmi che interrompono la visione anche quando la scrittura è fatta di sole immagini.
Lagos è infatti una città difficile da vedere, nelle foto di Cole appare spesso sfocata, nascosta da una recinzione, dal vetro di un finestrino, ma questa sfocatura è prodotta dalla delusione di chi forse vorrebbe tornare ma capisce che è troppo tardi, oppure troppo presto.

Rem Koolhaas invece vede così il futuro oppure cerca in un modo troppo freddo di indicarci ciò che sarà, ma nel suo sguardo non c'è l'amore e il rancore di chi si sente tradito e forse può costruire il prorpio mondo, in un altro modo, nel suo sguardo c'è il disincanto di un intellettuale che con freddezza cerca la nuova frontiera. Cole vive sul limite, è diviso in due, non sa se tornerà. Koolhaas invece non c'è mai stato davvero, perchè il limite lo ha superato da tempo, per lui è sicuro non ci sarà un ritorno.

La gente è così stanca dopo le scocciature di un'ordinaria giornata a Lagos che, per la stragrande maggioranza, una forma di intrattenimento insulsa è preferibile a qualsiasi altra. Questo è il tacito prezzo da pagare per tutte le tensioni accumulate nella vita quotidiana di Lagos: i tragitti di dieci minuti che durano quarantacinque, la mancanza di luoghi raccolti, il confronto costante con i bisogni più basilari dei tuoi. Alla fine della giornata la mente è stanca, il corpo stremato. Il massimo che posso fare e scattare qualche foto. Eppure, eppure questo luogo esercita un fascino primitivo su di me. Non c'è fine all'incanto. La gente parla di continuo, facendo appello a un senso della realtà che non è identico al mio. Trova soluzioni meravigliose per problemi complicati, e in questo vedo una nobiltà di spirito che è ormai rara nel mondo.......tornerò a Lagos devo tornare.......

HOME FUTURES


 

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Home Futures,

The Design Museum 2018

Stiamo vivendo in un mondo immaginato nel passato oppure l’idea di casa che è radicata dentro la nostra memoria ha avuto il sopravvento? Home ’s Future è un’esplorazione della casa oggi attraverso lo sguardo sul futuro di chi lo immaginava molti anni fa.

E’ evidente che la tecnologia ha cambiato il nostro modo di percepire l’abitare, relegando l’estetica ad un ruolo secondario rispetto alla realtà oggettiva dello spazio costruito.

La fortunata serie tv Black Mirror in un certo senso interpreta questo rapporto tra estetica e tecnologia con uno sguardo più attento ai comportamenti piuttosto che allo spazio e agli oggetti che lo compongono, la tecnologia modifica l’uso e la costruzione dello  spazio. Nel 1968 Il sistema degli oggetti di Baudrillard racconta di una casa in piena trasformazione. Un mondo in cui gli oggetti, anche grazie ai progressi compiuti dalla tecnologia, si liberano dai rigidi vincoli imposti dalla tradizione e perdono la loro valenza di simbolo famigliare e sociale. Non evidenziano più ciò che è nella loro sostanza e nella loro forma il legame con delle relazioni umane concrete, ma solamente quel rapporto sistemico collocato su un piano astratto che stabiliscono con tutti gli altri oggetti-segni. Ciò consente loro di essere “personalizzati” e di essere consumati non tanto su un piano materiale, quanto su un piano puramente comunicativo.

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Home future racconta tutto questo ed attraverso la lente dell’immaginazione ci invita ad un ulteriore salto in avanti, molte delle idee contenute in questo libro ci mettono di fronte alla capacità dei progettisti di scrivere infatti un iper testo parallelo alla realtà capace di costruire un immaginario ancora oggi   fortemente caratterizzante e ricco di spunti di riflessioni.

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L’ Italia ha in questa idea di futuro un ruolo importante e per certi aspetti doppio. Da una parte la ricerca degli architetti Radicali che hanno profetizzato la sparizione dell’architettura e le ultime ricerche dello studio Dogma sulla storia dell’abitare minimo.

Dall’altra i progetti dei designer che hanno costruito il nostro presente  come la Mini Cucina di  Joe Colombo del 1963,  ancora in produzione oggi. I Micro Ambienti in movimento di Ettore Sottsass del 1972  e i mobili frutto dell’autoproduzione pianificata da Enzo  Mari.

Un  libro che ha la capacità di mettere a sistema design ed architettura, attraverso un viaggio tra passato e presente e una scrittura per immagini intensa e ricca di spunti di riflessione per il futuro che ancora deve arrivare.

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